Spesso mi trovo a riflettere su questo fatto: l'uomo cerca sempre strade complicate e tortuose, che paga con dosi più o meno elevate di sofferenza, pur di non accorgersi che la soluzione gli sta davanti al naso...
Ho incontrato molte persone che seguivano percorsi “di consapevolezza” o “di guarigione” i più disparati. Senza formulare alcun giudizio specifico su alcuno di essi, la caratteristica comune che mi appariva sotto gli occhi era la scarsa utilità di queste strade. Ciò non dipendeva dal tipo di percorso scelto, ma dal semplice fatto che ciascuna di queste persone era ansiosa di abbandonare la strada che stava seguendo per passare ad un'altra strada che al momento veniva considerata “migliore e più efficace” nel momento esatto in cui ciò che stava facendo minacciava seriamente di portarla a sciogliere definitivamente i suoi nodi interiori, Se questa descrizione vi pare poco realistica, osservate onestamente se non vi è capitato di ritrovarvi in questa situazione. La realtà è che, contrariamente a quanto si potrebbe a prima vista pensare, si tende ad essere morbosamente affezionati ad alcuni modi di essere dannosi o disfunzionali, anche quando ci ripetiamo continuamente che vorremmo cambiare. Il motivo per cui quindi non riusciamo a cambiare, non deriva affatto dalla “scarsa efficacia” del percorso che stiamo seguendo, si tratti di un corso di consapevolezza, di meditazione, di preghiera, di digiuno, di esercizi spirituali, di auto osservazione... Tutto ciò potrà portarci a diventare consapevoli di alcuni comportamenti disfunzionali, ma non ci aiuterà di per sé in alcun modo ad abbandonarli. Perché? Per due ordini di ragioni. La prima è che noi non siamo “integralmente” delle persone che vogliono cambiare, che vogliono evolvere, che vogliono diventare responsabili della loro vita. Dobbiamo riconoscere che una parte di noi è affezionata alle sofferenze, ai sacrifici, all'essere vittime...abbiamo qualcosa da guadagnarci! Conosciamo quella sofferenza di ricadere sempre nei soliti errori, ma così possiamo compiangerci, consolarci della “durezza del mondo” e dire che non ce la stiamo facendo perché il mondo là fuori è troppo forte, e le circostanze sono troppo dure, ecc! La seconda e certamente non meno importante, ma di cui si tiene sempre scarsamente conto in questa società sostanzialmente laica e materialistica è che “non siamo soli” nel perpetuare comportamenti disfunzionali. E non siamo soli non già perché molti al pari di noi si trovano nella stessa condizione, ma perché esistono delle forme pensiero, delle entità, delle egregore, in breve ciò che nella religione tradizionale viene identificato come “diavolo” che “ci lega a ciò che abbiamo sempre fatto, attraverso una semplice caratteristica dell'uomo, che è la sua tendenza alla “meccanicità” nei comportamenti, cioè a ripetere quasi senza accorgersene ciò che da sempre fa. Da qui l'importanza che ogni percorso spirituale pone nell'essere “vigili” e che cos'è l'auto osservazione di cui parla ogni percorso spirituale, se non un “essere costantemente vigili” su ciò che si sta producendo? Se non riusciamo ad osservare sinceramente questa situazione per come è non riusciremo a cambiare strada. In realtà non si tratta di voltare pagina nella vita, come molti sostengono, ma di cambiare proprio libro. Occorre decidere deliberatamente che si è arrivati alla conclusione di una certa storia e volerne cominciare un'altra, riconoscendo apertamente che quella parte di noi che amava leggere il libro che abbiamo letto fino a quel momento aveva le sue ragioni, perché, probabilmente in maniera non così “libera”, vedeva il mondo o se preferite era stata indotta a vederlo, in un certo modo e quel libro rifletteva quel certo modo di vedere il mondo. Ora però dobbiamo decidere di dare voce ad un'altra parte di noi, che vuole leggere, o meglio ancora scrivere, un libro completamente diverso. Il primo atto propedeutico a questo cambiamento è smettere di credere di non avere ancora accumulato abbastanza conoscenza/consapevolezza per poter cambiare. Questa è una trappola, un tranello. Tutti i corsi di consapevolezza, le meditazioni, le regressioni alle vite precedenti non valgono in realtà quanto l'osservare una propria giornata interamente, dall'alba al tramonto e vedere, all'interno di quel tempo, quali sono i nostri incagli, i nostri punti deboli, i nostri comportamenti disfunzionali, che dovunque appaiono come creste di onde, nel mare della nostra giornata. A dire il vero basterebbe mettere sotto la lente d'ingrandimento una sola delle nostre attività e vi leggeremmo tutto. Quello che noi chiamiamo tempo è uno splendido ologramma e ciò che è contenuto nel piccolo si replica indefinitamente nel grande. Cominciamo. Ci laviamo i denti prima di uscire il mattino. Come lo facciamo? Siamo attenti a farlo bene o facciamo tanto per fare? Questo è indicativo di chi siamo noi. Li laviamo per avere un buon profumo in bocca quando parleremo con gli altri o perché vogliamo proteggere i nostri denti e ci piace l'idea di avere una bocca pulita? Una cosa non esclude l'altra ovviamente, ma è importante saperlo. E' indicativo di chi siamo noi. Ci vestiamo per uscire. Indossiamo ciò che desideriamo noi o ciò che desidera il nostro ruolo nel mondo? E' indicativo di chi siamo noi. Usciamo e camminando ci apprestiamo ad attraversare sulle strisce pedonali. Come ci comportiamo? Esitiamo? Aspettiamo che qualcuno passi insieme a noi? Cerchiamo di intimidire gli automobilisti che sopraggiungono buttandoci all'improvviso nell'attraversamento? E' indicativo di chi siamo noi. Ora il credere che siamo litigiosi in funzione dell'educazione che abbiamo ricevuto o dei traumi che abbiamo subito (difficile essere sereni se nostro padre ci picchiava) NON CI AIUTERÀ; il credere che siamo litigiosi in funzione del karma con il quale siamo giunti qui (difficile essere sereni se eravamo Caterina di Russia e adesso un semplice Mario Rossi!) NON CI AIUTERÀ, Il sapere invece che siamo in un modo o nell'altro perché, anche grazie al nostro stato di “meccanicità” nella quale spesso viviamo, alcune forze invisibili riescono a manovrarci usufruendo del nostro stato mentale “assente” CI AIUTERÀ. Si tratta dunque di decidere che il vecchio libro della nostra vita è giunto all'ultimo capitolo e che occorre inaugurare un nuovo libro, che racconti un'altra storia. Non succederà forse dall'oggi al domani, ma se staremo attenti, cosa peraltro necessaria allo scrivere, ci riusciremo! aurelia bracciforti - astro nashira
0 Commenti
Lascia una Risposta. |
AutoreSono Aurelia Bracciforti, nota come Astro Nashira. Archivi
Novembre 2024
Categorie |